Aristeo è una figura della mitologia greca, figlio di Apollo e della ninfa Cirene.
La nascita di Aristeo avvenne in Libia, dove Apollo aveva portato Cirene dopo il rapimento. Ermes assistette al parto e le sue ninfe si
presero cura di lui insegnandogli l'arte della pastorizia, come produrre il formaggio, l'apicoltura e la coltura dell'ulivo. Educato dal centauro Chirone nell'arte della guerra e della caccia, egli dedicò la sua vita ad allevare api e a fare il pastore.
Una volta diventato adulto, sposò Autonoe e da questa unione nacque Atteone. Si trasferì in Beozia dove apprese dalle Muse l'arte della caccia, la medicina e come custodire le greggi.
Si invaghì della driade Euridice e lo stesso giorno che essa andò in sposa ad Orfeo, il figlio che Calliope ebbe da Apollo, egli tentò di farla
sua prima del marito e nell'inseguimento che seguì Euridice riuscì più volte a sfuggirgli, finché accidentalmente calpestò un serpente velenoso che con il suo morso la uccise.
Per vendetta, le altre driadi distrussero le api. Cirene, sua madre, consigliò allora ad Aristeo di placarne l'ira offrendo loro dei capi di bestiame, lasciandoli sul suolo e tornando sul luogo dopo nove giorni. Così fece ed al suo ritorno trovò uno sciame d'api nelle
carcasse che lo ripagò ampiamente della perdita subita.
Aristeo venne onorato come un dio in molte località della Grecia per aver insegnato agli uomini l'apicoltura, la produzione del formaggio e la
pastorizia.
Venne talvolta assimilato al dio Pan.
Il culto di Aristeo era diffuso anche presso le popolazioni nuragiche della Sardegna
Simbologia e culto dell'Aristeo sardo
L'arrivo di Aristeo in Sardegna è riferito dalle fonti all'interno di una sequenza o ciclo eroico dei personaggi
mitici giunti nell'isola.
Il De mirabilibus auscultationibus riferisce di un suo governo nell'isola (non diversamente da Solino, IV,2, per il quale
Aristeo regnò, fondandola, nella città di Cagliari), resa fertile e liberata dagli infestanti animali selvaggi prima della conquista della Sardegna da parte dei Cartaginesi. I tratti di ecista vengono respinti da un'altra tradizione (Pausania X, 17, 4), che non scorge
nella esiguità numerica e conseguente ristrettezza delle forze del gruppo che lo accompagnò, la possibilità «di fondare una nuova città».
Limitatamente alle modalità e alle ragioni del suo arrivo, posto dal periegeta tra Sardo e Norace (ordine che viene invertito a
favore di quest'ultimo in Solino) e dopo Sardo e i Troiani in Silio Italico, (XII, 375-369) si dice che Aristeo giunse in Sardegna - dietro consiglio della madre (Diodoro, IV, 82,4) a causa del dolore provato per la morte di Atteone (Sallustio II, fr. 7, e Pausania , X,
17,3) - passando per Creta (Sallustio) o per la Libia dopo aver lasciato i figli a Ceo (Diodoro). A lui si deve l'introduzione della caccia (De mirabilibus Auscultationibus) e dell'agricoltura (Diodoro) nell'isola, dove gli nacquero due figli dal significativo nome di
Charmos (Grazia) e Callicarpo (Belfrutto).
Infine, solo Sallustio e Pausania gli affiancano Dedalo nel ruolo di accompagnatore, per quanto il secondo contesti prontamente
il senso della notizia sulla base dell'anacronismo individuabile nel porre in relazione personaggi vissuti in epoche distinte: Aristeo, infatti, è vissuto, secondo la genealogia comparata, almeno due generazioni prima dell'artefice ellenico. La forzatura operata
nell'inserire la figura fu quindi il frutto di una sistemazione del racconto tesa ad esaltare con maggior pienezza il ruolo assunto dagli ateniesi in Sardegna.
Aristeo e Oliena
Il culto di Aristeo persiste nell'isola sino ad età romano-imperiale, venendovi richiamato da una statuetta bronzea
del II-III sec. d.C., rinvenuta dallo Spano nella campagna di Oliena, in una località interessata dal toponimo medde (miele?).
Si tratta di una statua mutila raffigurante un giovane dal corpo cosparso
di api, con due rosoni o fiori disposti sulla sommità del capo e le cui braccia dovevano un tempo aver sostenuto un ramo d'ulivo ed un attrezzo connesso alla pastorizia. La Angiolillo ipotizza che l'aspetto apollineo dello schema figurativo sia da leggersi in seno a
quel fenomeno di trasposizione mitica cui il personaggio è sottoposto nel tempo; la vitalità del suo culto si inscriverebbe inoltre nel quadro di una situazione storica caratterizzata da tanti fermenti religiosi e filosofici: in sostanza Aristeo, rapportato ad Orfeo
come suo alter ego in veste di apicultore modello e marito fedele, potrebbe aver trovato spazio all'interno di culti misterici tradizionalmente dedicati ad altre divinità del pantheon classico.
APICOLTURA:
http://www.apicolturaonline.it/apearteantica.html
Pro Loco di Oliena
(Ricerca a cura di Salvatore Congiu e Luciano Ledda Fele – Dicembre 2010)
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