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TERRITORIO |
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Parlare di Oliena, questo splendido paese ai margini della Barbagia di Ollolai non è facile, per via degli innumerevoli spunti che offre al visitatore, ma soprattutto per la bellezza intrinseca del suo ricchissimo territorio, della sua storia e della sua cultura (anche enogastronomica). Oliena (peraltro bandiera arancione del TCI), paese nativo di Gianfranco Zola, grande uomo prima che calciatore e grande ambasciatore della sua città.
Vuole la leggenda che Oliena, in sardo Ulìana, debba il suo nome agli Ilienses, le popolazioni cha abitarono questa zona della Sardegna in periodo nuragico e provenienti direttamente dalla distrutta Ilio, ovvero Troia, non solo Roma ed Enea quindi. Importantissima fu poi nel corso dei secoli la dominazione pisana. Numerosissime dunque le rovine archeologiche in territorio di Oliena, 33 nuraghi, 25 tombe dei giganti, domus de janas, villaggi nuragici (Gurpia, Pedra Ispada, Gollei), tra i quali il villaggio nuragico di Carros, forse il più grande della Sardegna, perso nel cuore del territorio, con l'omonima grande fonderia e ancora largamente da scavare. Infine come non parlare di Tiscali? Il territorio di Oliena è mozzafiato, il paradiso degli escursionisti e degli amanti del trekking, come degli speleologi, dell'arrampicata sportiva, ma è anche un territorio dall'orografia complessa, difficile, i sentieri raramente sono segnati ed è facilissimo perdersi se non si conosce la zona (all'inizio meglio farsi accompagnare da qualcuno esperto del territorio). Il massiccio del monte Corrasi che domina Oliena, la valle del Lanaitto, Tiscali, le numerosissime grotte (la più famosa è la Grotta di Corbeddu), anche le incantevoli e fiabesche fonti de Su Gologone (con l’importante massa d’acqua, portata tra 400 e 50.000 litri al secondo, che sgorga da una vertiginosa e complessa gola calcarea, esplorata dagli speleologi fino a 107 metri di profondità cit., il territorio è fortemente carsico), tutto a Oliena è natura!. In questo ambiente, un tempo regno dei grandi avvoltoi e del cervo sardo, abita una fauna tipica e selvaggia, come il muflone, oggi in forte espansione, il cinghiale, presente ovunque seppur cacciato, la martora, poi la volpe, il gatto selvatico, la donnola, il ghiro, il coniglio selvatico e la lepre sarda. Tra i rapaci è presente l'aquila reale, l'astore, lo sparviero, il falco pellegrino, la poiana e alcuni esemplari di avvoltoio grifone.
Un discorso a parte merita la flora, il Supramonte di Oliena infatti ha una importanza botanica di estremo interesse, non solo in Sardegna, ma in tutto il bacino mediterraneo. Notevoli sono le fitte foreste di lecci e ginepri nelle zone più interne del Supramonte, mai sottoposte a tagli. Troviamo inoltre i maestosi tassi, l'Acero Trilobo, la Fillirea, il Terebinto, il Biancospino, il Corbezzolo. La flora comprende ad esempio un'innumerevole varietà di piante officinali, come il timo e il rosmarino. Il fiore più bello è la rosa peonia del Supramonte, cui si affianca il Pancrazio Illirico, stretto parente del giglio di mare diffuso sulle spiagge.
“Nel Supramonte di Oliena vegetano circa 650 specie botaniche, pari ad un terzo della flora sarda. Oltre 60 specie Sono endemiche della Sardegna e della Corsica o del bacino mediterraneo. Alcune sono esclusive dei calcari del centro Sardegna e le atre solo del Corrasi. Per la presenza di numerose specie endemiche relitti di antica origine, il Corrasi nel 1971, è stato incluso dalla Società Botanica Italiana nel censimento dei biotopi di rilevante interesse vegetazionale meritevoli di conservazione”. (dal libro "Supramonte" di Domenico Ruiu, Ed. Maestrale, 1999). Una pianta unica al mondo, è il ribes sardo (Ribes Sardoum Martelli). La sua importanza deriva dal fatto che esso rappresenta un'entità di origine boreale, penetrata nell'area mediterranea in epoca remota.
Si tratta di un vero e proprio relitto, affine a specie cinesi e giapponesi. Nel 1894 il Martelli, durante una spedizione botanica fatta sui monti di Oliena, trovò degli esemplari di Ribes. Fiorisce tra agosto ed ottobre. Sul calcare fessurato di questa parte del Supramonte vegetano compatti ginepri, spesso con esemplari vecchissimi. Gli splendidi Enis, in italiano i tassi,e i lecci giganteschi, scarsi e sofferenti, che si vedono anche in vetta, dimostrano che nei secoli scorsi tutta questa montagna doveva essere ammantata di boschi.
Nelle conche riparate e nelle doline dove nei mesi invernali si accumulano strati di nevischio che garantiscono alla terra argillosa una maggiore
disponibilità idrica, trova rifugio la Nepeta Foliosa, labiata cespugliosa, che fiorisce tra aprile e maggio. Scoperta dal Martelli presenta una fioritura azzurro-violacea che abbellisce il pianoro di “Pradu” e le vette del monte Corrasi.
Il monte Corrasi con le sue pareti calcaree, è sicuramente una delle montagne più suggestive dell’intera isola, si innalza per 1463 metri da dove domina l’intero Supramonte, e i suoi sentieri sono meta ambiti di tutti gli appassionati di trekking. Le altre vette importanti sono: “Carabidda”, alle cui pendici si trova Oliena, ”sos Nidos” così chiamato perché vi nidificano le principali razze di rapaci del supramonte, ”su Cusidore” suggestivo cucuzzolo che domina la valle di “Guthiddai”.
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Aristeo ed il Territorio
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Copyright © INTERMEDIAZIONE - Aggiornamento 12- 2011